Le condizioni delle lavoratrici e dei lavoratori nel nostro territorio sono notevolmente peggiorate negli ultimi vent’anni a causa della modifica del tessuto economico e produttivo della provincia e di una serie di modifiche normative che sono state compiute relativamente al mercato del lavoro. In provincia di Pavia l’80% dei nuovi contratti stipulati è con tipologie precarie (tempo determinato, somministrazione lavoro, ecc.) in Lomellina la situazione è ancora peggiore perché siamo all’85%. Il tema della precarietà riguarda il mercato del lavoro nel nostro Paese e le risposte che sono state date da questo governo vanno nel senso opposto rispetto alla necessità di trovare soluzioni. Il primo provvedimento è stato la reintroduzione dei voucher, che ci hanno riportato a una maggiore precarizzazione; il secondo provvedimento, in vigore dal primo maggio dell’anno scorso, è l’innalzamento della soglia di utilizzo dei voucher a 15.000 euro e la liberazione dell’utilizzo dei contratti a tempo determinato.
Il tema della precarietà è strettamente connesso a un altro aspetto della condizione del lavoro, ovvero quello della retribuzione. Si forma un circolo vizioso per cui più sei precario, più hai contratti a tempo determinato, più hai un lavoro discontinuo e più questi fattori incidono sul tuo livello salariale.
Questo si collega al problema della povertà, con oltre 5 milioni di persone su tutto il territorio nazionale in povertà assoluta.
Il problema salariale è anche determinato dalle scelte che sono state fatte negli ultimi due anni dal Governo Meloni. È sempre accaduto che lo Stato, in quanto datore di lavoro, rinnovasse i contratti nel settore pubblico creando un effetto traino per quelli da rinnovare nel settore privato. Questo governo ha messo invece delle risorse assolutamente insufficienti per poter rinnovare il contratto collettivo nazionale dei dipendenti pubblici. La seconda questione riguarda l’inserimento nel mercato del lavoro e anche qui si devono rimarcare delle situazioni di particolare fragilità. Questo riguarda per esempio il lavoro delle donne: la provincia di Pavia ha il primato negativo per la qualità dell’occupazione femminile caratterizzata da forte precarietà, discontinuità lavorativa e dal fenomeno dei part time involontari (soprattutto in alcuni settori, settore terziario) e ha anche un secondo record di segno negativo, la presenza di NEET, quei giovani che non studiano, non lavorano e non cercano un’occupazione.
Di fronte alle trasformazioni che sono già in corso e a quelle che si verificheranno nei prossimi anni, come la transizione energetica e digitale e l’intelligenza artificiale, occorrono misure per ridurre e contrastare gli effetti negativi sull’occupazione e sulle condizioni dei lavoratori.
Il ruolo di governo dell’Europa rispetto a queste trasformazioni è fondamentale, mentre nel nostro Paese si pensa di poter governare questi processi neanche con una visione nazionale ma con una visione regionale attraverso il progetto dell’autonomia differenziata. È necessario invece costruire un meccanismo comune di tutela della disoccupazione a livello europeo e di sostegno alle varie transizioni. Sotto questo punto di vista la formazione continua per tutte e tutti è fondamentale per costruire quelle competenze che serviranno per le professioni del futuro.
In conclusione, questi temi hanno a che fare anche con la visione di Europa, promuovendo una riforma delle istituzioni europee per garantire un’UE più sociale e democratica, che metta al centro i bisogni delle cittadine e cittadini europei a partire dal lavoro.
Elena Gorini